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Per Treviso la nuova pandemia è quella dell’inflazione

Treviso. Ai tanti primati eonomici accumulati nei passati decenni e dei quali andare decisamente fieri, il capoluogo della Marca purtroppo ora deve aggiungere uno per niente positivo e molto preoccupante per gli effetti a catena che potrebbe provocare al tessuto sociale ed a quello imprenditoriale del nostro territorio.

Il dato dell’inflazione emerso di recente collocano la “piccola Venezia” del territorio trevigiano in una posizione per niente invidiabile. A livello nazionale è risultato infatti il peggiore in più settori commerciali e dei servizi rispetto a quelli registrati in altre zone della nostra penisola.

Un aumento del 6,1% di media che non fa felice nessuno ma che semmai provoca non trascurabili fibrillazioni cardiache ai cittadini ed agli imprenditori. In un momento nel quale l’emergenza sanitaria stenta ancora ad endemizzarsi e l’invasione della Federazione Russa in Ucraìna sta producendo i suoi devastanti effetti di perdite di vite umane e di gravissimi danni collaterali economici-finanziari, dei quali solo nei prossimi anni si potranno vedere le drammatiche conseguenze.

L’impennata dei costi della luce, del gas e del carburante hanno creato un effetto domino per niente rassicurante su tutti i comparti produttivi e di quelli dei beni di consumo, sia primari che secondari.

Nella nostra provincia, lo scorso febbraio, il settore degli alimentari ha subito un aumento dell’8,6% rispetto al 2021, quasi il doppio della media nazionale, che si è fermata, si fa per dire, ad un più 4,4%. Un consistente incremento dei prezzi ha riguardato anche il ramo dei mobilii, degli articoli e dei servizi per la casa. Un più 5,3% che risulta essere pure qui il peggiore rispetto a quello a livello nazionale.

Molto preoccupato è il Presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana Oscar Bernardi: “Occorre intervenire presto e nel modo più efficace possibile. Servono concreti aiuti economici per gli imprenditori e per le famiglie. Giorno dopo giorno i primi, a causa dell’esponenziale aumento del costo delle materie prime, vedono i propri margini di guadagno ridursi al lumicino in modo inesorabile, con il grave rischio di dover chiudere le proprie attività, mentre il costante ridimensionamento del potere d’acquisto dei consumatori limita drasticamente gli acquisti.”

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