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Il Piave è al minimo, i laghi non stanno meglio

Treviso. È oramai chiaro a tutti che, dopo uno degli inverni con meno precipitazioni piovose del recente passato, la siccità è dietro l’angolo.

L’ARPAV ha da poco pubblicato un bollettino molto preoccupante sullo stato del livello idrico in cui versa oggi il bacino del Piave. Le temperature che permangono sopra la media stagionale (+1,2°C), gli agenti atmosferici che a fatica a gennaio hanno sfiorato valori apprezzabili (-54%) rispetto a quelli medi di riferimento registrati dal 1994 al 2021, i laghi con il livello dell’acqua sempre più basso (49%), la neve che in modo inesorabile scompare anno dopo anno passando dai 250-300 milioni di m³, del periodo che va dal 1991 al 2020, agli odierni 110-120 milioni di m³, sono segnali poco promettenti che non consentono a nessuno di essere ottimista per il prossimo futuro.

I responsabili del Consorzio di Bonifica Piave non nascondono la propria inquietudine per le gravi conseguenze della prolungata mancanza di pioggia. In particolar modo nel momento in cui, nel rispetto delle vigenti norme per la salvaguardia del fiume Piave al fine di garantirne il suo vitale deflusso, sarà necessaria l’inevitabile chiusura delle derivazioni per evitare che finisca in secca e per tutelare il suo ecosistema fluviale.

Negli anni scorsi sono state fatte molte proposte per razionalizzare e per ottimizzare la gestione di questo indispensabile patrimonio idrico: organizzare la riduzione dei prelievi, progettare e realizzare la riconversione delle vecchie reti a scorrimento in moderni impianti a pressione che consentirebbe così un risparmio dell’acqua del 50%, elaborare degli studi di fattibilità per la conversione delle cave dismesse in bacini di accumulo di pianura per superare i momenti più critici in caso di prolungati periodi di scarsa pioggia.

Fino ad ora purtroppo è rimasto tutto nell’ambito delle ipotesi, del calcolo delle probabilità, dell’inutile strategia teorica. Urgono ingenti finanziamenti per affrontare in modo adeguato un problema che, visto quanto sta accadendo in questi ultimi anni, non è più da sottovalutare e, meno che mai, da procrastinare all’infinito.

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