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“Ancora, Ancora, Ancora”…”Parole, Parole”

Treviso. È deprimente scomodare due belle canzoni della Sig.ra Mazzini, in arte Mina, per riassumere senza tanti giri di parole ciò che dal secolo scorso si ripete con angosciante regolarità nella nostra martoriata Repubblica.

Una perenne “La Notte della Repubblica” o, se preferite, “Le mani sulla città” che presto potrebbe precipitare nel terreno di conquista dei repubblichini impomatati da cosmetici di scarsa qualità e resi apparentemente irriconoscibili da interventi chirurgici estetici di basso livello professionale.

Possono promettere di essere degli atlantisti, di accettare le regole del gioco delle democrazie plutocratiche di mussoliniana memoria ma, purtroppo per loro, il peccato originale della loro devastante storia non è stato ancora definitivamente rimosso dal loro DNA. Solo “…delle decisoni irrevocabili…”, seguite da fatti concreti ed incontrovertibili avrebbero potuto condurli senza esitazioni lessicali ed opportunistiche strategie elettorali verso la loro risolutiva sanificazione morale, etica e politica.

Purtroppo nulla di tutto questo è accaduto. La fiamma tricolore resta sempre accesa, le braccia tese dei numerosi “Il Dottor Stranamore” di casa nostra sia nella versione maschile che in quella femminile (è indimenticabile la scena del “Mein Fuhrer!”dell’omonimo bellissimo lungometraggio del regista americano Stanley Kubrick) restano irremediabilmente dritte.

E ancora, le villeggiature annuali a Predappio, gli orribili atti di vandalismo nei confronti dei luoghi sacri delle nostre amiche ed i nostri amici di fede ebraica, le barbariche incursioni dove una lapide od un monumento ricordano veri e propri massacri di essere umani indifesi ad opera degli amichetti di merenda dei nostalgici di vecchia e nuova generazione del ventennio fascista, le costanti e ripetute commistioni tra i poteri deviati e gli aspiranti golpisti, insieme infine agli stragisti di Stato remunerati in nero dalla republichetta uscita dal cilindro della Costituente, non sono che una minima parte delle numerose ed evidenti patologie ideologiche che ancora oggi imperversano sottotraccia tra i dirigenti in giacca e cravatta e le dirigenti in completo da sartoria che si apprestano ad essere eletti per la prima volta o rieletti invece per la ventesima volta alla Camera dei Deputati oppure al Senato.

Compresa “la Signora Aspirante” che brama ad essere il prossimo Presidente del Consiglio nonostante la totale inesperienza nel settore amministrativo sia a livello locale che in quello centrale, ad una formazione “fai da te” in materia economico-finanziaria, malgrado le imbarazzanti frequentazioni con la cittadina Marine Le Pen, il Primo Ministro Viktor Orban ed il Presidente della Russia Vladimir Putin non siano proprio incontri di cui andare fieri.

Certo, ognuno è libero od è libera di vedere ed intrattenere rapporti con chi desidera, alla luce del sole o dietro le quinte, ma non si può negare che scegliendo una certa categoria di personaggi politici sia irragionevole, sia fuori luogo e, dunque, sia inopportuno temere della loro lealtà nei confronti delle regole e delle istituzioni democratiche, in particolare in un paese fragilissimo come il nostro.

In questo periodo di campagna elettorale balneare nei vari chiassosi, noiosi salotti televisivi e radiofonici, molti giornalisti ed altrettante giornaliste garantiscono sulla buona fede, sulla credibilità, sulla capacità gestionale ed organizzativa del rossetto littorio.

Strano ma vero ma qualcuno crede ancora alla favola del nazifascismo democratico e liberale, presentabile, affidabile e moderno. Di una “Forza Nuova” pronta a sostenere il presidenzialismo (che strana fissazione poi), quando le vere priorità che ci trasciniamo da decenni sono sotto gli occhi di tutti, aggravate ancora di più in questo periodo di concomitanti drammatici eventi. Uno dei quali scatenato proprio dal conoscente dei tre amici della birreria “1994”.

Tra “Poli per, delle Libertà”, “Casa delle Libertà”, quanti ritocchi estetici! Ci fosse stata almeno una sola volta nella quale, insediatisi al governo, si siano impegnati a procedere con sincera solerzia in una attività di modernamento, di un vero efficientamento dell’apparato burocratico italiano, di un potenziamento e non di un viscerale ridimensionamento finanziario a sfavore dei gangli vitali della nostra malconcia società: le forze dell’ordine nel loro complesso, ma in particolare la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri; la Scuola, l’Università e, ancora non meno importanti, la Sanità Pubblica e l’ordinamento giudiziario.

In questo ultimo settore, nel corso degli anni dei loro governi, si è palesata invece soltanto una servile corsa a chi si ingegnava a far approvare dal Parlamento una serie di norme “Pro domo sua”, “Ad personam” e così via, mentre la scarsità di risorse economiche e del personale del Ministero della Giustizia aggravava la già cronica disatrosa situazione.

A quanto pare a nessuno di questi abituali frequentatori de “La Corrida” politica ha mai avuto un VERO in interesse per il bene comune, per la VERA solidarietà, per il VERO desiderio di costruire finalmente una forte e credibile Italia che la Storia attende dal 17 marzo 1861 oppure, se si preferisce, dal 2 giugno 1946.

Non sono nemmeno in grado di tutelare la nostra lingua nazionale che versa da tanto tempo in condizioni tragiche ed imbarazzanti. Oltre ai peccati originali di cui sopra, come ci si può fidare sul serio di chi non si impegna nella difesa delle nostre tradizioni culturali e linguistiche?

Va a capire cosa passa nella mente degli elettori al momento della scelta di quel particolare simbolo che ancora nel nuovo millennio, sotto mentite spoglie, rappresenta nè più nè meno le tragedie del Ventennio Fascista e della Seconda Guerra Mondiale del Secolo Breve. 1922-2022, che sia una drammatica e beffarda coincidenza?

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